Città di Musile di Piave
Città Metropolitana di Venezia

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Storia del Comune

Il territorio di Musile di Piave un tempo era caratterizzato da valli, barene e paludi, ad eccezione di un tratto ricco di boschi corrispondente alla frazione di Croce. Questo territorio era attraversato dalla via Annia e collegava Roma con Aquileia e corrisponderebbe all'attuale via Emilia, come attesterebbero alcuni reperti ritrovati (anfore, vetri) e il recente ritrovamento dei basamenti di piloni e di travi di legno di un ponte romano in località Ponte Catena.
Solo intorno all'anno 836 comparve per la prima volta il toponimo Musile (diga, argine) e corrispondeva ad un paesino sulle rive del Piave. Fu qui che costruirono il primo edificio sacro in onore di San Donato, vescovo e martire. Si afferma che originariamente Musile veniva chiamata S. Donato ma successivamente venne concesso il nome all'attuale S. Donà in cambio di capponi all'anno. Questo spiegherebbe la presenza della chiesa a nome di S. Donato a Musile e non a S. Donà.

Musile al tempo era sottoposto alla giurisdizione del Vescovo di Torcello a differenza di Croce che apparteneva al Patriarca di Aquileia. Nel 1177 divenne feudo degli Ezzelini, per essere quindi inclusa tra i possedimenti del Comune di Treviso (1260), nonostante l'opposizione dei patriarchi aquileiesi, che solo più tardi (1291) rinunciarono ai propri diritti giurisdizionali. Nel 1329 fu saccheggiata dalle truppe scaligere. Nel 1331 i Foscari, proprietari di gran parte dei Terreni, vi costruirono una cappella dedicata all'invenzione della Croce, dipendente da Noventa fino a che non divenne parrocchia (1509).

Dopo l'avvento del dominio veneziano le valli, i pascoli, i pochi terreni agricoli di Musile vennero acquistati dai Malipiero, che eressero anche una nuova chiesa dedicata a San Donato e incentivarono il distacco da Noventa nel tentativo di creare un insediamento urbano autonomo in una zona peraltro inospitale: da un verso malarica per il progressivo impaludamento della laguna, dall'altro soggetta a violente inondazioni. Nel 1483 venne scavato il canale Fossetta per favorire le comunicazioni con Venezia.

Nel Cinquecento (1534-1543) venne costruito l'Argine di San Marco, eretto dalla Repubblica sulla sponda destra del fiume da Ponte di Piave a Torre del Caligo, per salvaguardare la laguna dall'interramento causato dalle piene del Piave. Nel 1641-1664 venne fatto deviare, con l'occlusione (intestadura) del tratto Musile-Caposile e con la creazione di un nuovo alveo da Musile a Cortellazzo. In origine il Piave, oltrepassato l'attuale nucleo abitato di Musile deviava verso ovest scorrendo nell'attuale letto della Piave Vecchia fino a Caposile per sfociare al Cavallino, attraverso quello che oggi è l'alveo del Sile ebbe effetti disastrosi, aumentando le acque stagnanti e di conseguenza il fenomeno malarico.

Nel 1682, aperto il taglio del Sile, anche i boschi Malipiero e Foscari divennero paludi. Tutto il territorio era zona fortemente depressa.
In epoca napoleonica Musile divenne comune e si risollevò solamente dopo l'unità d'Italia con il ripristino della Piave Vecchia (1873) e l'inizio delle operazioni di bonifica. In prima linea dopo la rotta di Caporetto (autunno 1917), fu teatro di battaglia (giugno 1918) e ridotto a un cumulo di macerie.


L'attuale centro urbano fu ricostruito negli anni Venti, completando successivamente la bonifica di quello che è oggi un fertile terreno agricolo. Oltre al Municipio anche la chiesa parrocchiale fu, infatti, ricostruita dopo la guerra in forme neogotiche nel 1919.
Il Municipio e la scuola media di Musile conservano ancora alcuni reperti romani provenienti da scavi locali.

In località i Salsi sono ancor oggi visibili i resti di un'antica torre doganale, ritenuta da alcuni la parte superstite del romitaggio di San Romualdo.

Per maggiori informazioni consulta la pagina dell'Associazione Culturale "C'era una volta Musile"


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